La Ballata Delle Prugne Secche by Pulsatilla

La Ballata Delle Prugne Secche by Pulsatilla

autore:Pulsatilla [Pulsatilla]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-31T10:32:56+00:00


4. La mutanda inservibile

Tra il primo e l’ultimo stadio trascorrono in genere brevi, inutili mesi.

La mutanda nuova rotea beatamente sul manichino di Intimissimi. Roteano anche di notte, lente e unte come il kebab. Hanno un che di ipnotico, come gli incantatori di serpenti. Preda dell’ipnosi, entri nel negozio. Quanto costa la mutanda in vetrina? Sette euro. Dieci caffè, dai, che vuoi che sia?

La mutanda comunque è un qualcosa che ti resta. Chiedi di provarla. La commessa fa puntualmente una faccia seccata, ti mostra la via del camerino e ti raccomanda di tenerti la tua biancheria addosso.

Ti pinzi giù la tua mutanda e ti pinzi su la mutanda nuova, fai un giro su te stessa, ti vedi, ti piaci. È

la tua.

Nel momento in cui arrivi a casa e scrolli il sacchettino di plastica sul letto, la mutanda è già passata misteriosamente al secondo stadio. Il tragitto da Intimissimi a casa pare ne abbia sbiadito i colori, allentato la consistenza, e già ti prefiguri la prima rovinosa uscita dalla lavatrice, tu china a raccogliere questa palletta strizzata, striminzita, patetica. Lavatrice che farai l’indomani mattina, perché la mutanda ti dura addosso poche ore e poi è già da lavare: si sa.

Per prolungare al massimo i benefici del secondo stadio, l’indomani decidi di rimandare la lavatrice, e di lavare il tuo gingillo a mano. Con la premura di una bambinaia prepari una tinozza di acqua tiepida con qualche lacrima di sapone, sciacquetti delicatamente con la manina, lasci la mutanda in ammollo, e dopo una mezzoretta la stendi con cura. Questa messa in scena dura al massimo un paio di settimane, dopodiché decidi che la vita è già complicata di suo e la schiaffi in lavatrice.

Dopo cinque lavatrici sei ufficialmente al terzo stadio. La mutanda è vecchia. La mutanda invecchia in maniera diversa a seconda del tipo: se è di fibra sbiadisce, se è di acrilico fa i pallini, se è di velo si slabbra, se è un tanga si deforma, se ha delle applicazioni si staccano, se è decorata si scrosta.

Dopo un anno e mezzo ci puoi pulire lo specchio del bagno. Statisticamente, hai tra le mani un mutandone collassato taglia cinquantaquattro, o un perizoma col collo lungo quaranta centimetri, che se ti azzardassi a indossarlo ti troveresti in ufficio a sobbalzare sulla sedia e a strofinarti le cosce come se fossi stata morsa da una tarantola. Nella migliore delle ipotesi, se hai avuto la premura di fare lavaggi delicati, hai in mano una schifezza grigiolina senza né arte né parte, ancorché piacevolmente elastica. In quest’ultimo caso sei davanti a un bivio: o declassarla lo stesso a mutanda per pulire lo specchio del bagno, ma questo è un lusso che possono permettersi solo i ricchi, o declassarla saggiamente a mutanda mestruale.

La mutanda mestruale è quella cosa di cui ti vergogni e che prima o poi qualcuno vede, e per la quale ti devi giustificare.

No, ma è per le mestruazioni.

Non far caso alle mutande, ho le mestruazioni.

Queste sono le uniche frasi che ti vengono. Di fronte a qualcuno che ti sgama la mutanda mestruale, perdi il dono della dialettica.



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